Il Centro Ascolto del Disagio si occupa di politiche giovanili e della famiglia, creando rete tra organizzazioni territoriali, scuola ed enti locali. Con l’aumento dei casi di femminicidio e di violenza tra i giovani e l’uso sempre più disinvolto di armi, abbiamo pensato di affrontare un percorso di informazione diretta sulla conoscenza dell’utilizzo di armi attraverso i professionisti del settore. Se per generazioni le armi giocattolo erano semplicemente sperimentazione di sé attraverso il gioco e educazione ai limiti, nel tempo e, soprattutto, con produzioni cinematografiche come Gomorra e Mare Fuori, il ragazzo con una pistola è diventato sempre più un modello “vincente”.
“Pandemia e relativi lockdown hanno implementato aggressività e subbuglio di emozioni e tensioni, palesando alla società della ‘formazione’ un’incapacità a gestire una ‘non preventivata’ degenerazione del complicato mondo delle curiosità, sentimenti e stati d’animo dei giovani – ha dichiarato la responsabile regionale Sonia Senatore – A questo aggiungiamo una cultura territoriale dove la gelosia e la violenza derivata vengono concepite come Amore Appassionato, giustificato addirittura nella terminologia e negli atteggiamenti. L’indebolimento degli addetti ai lavori dei centri Antiviolenza dinanzi a tanti eventi di cronaca incalzanti nelle percentuali, ci ha fatto elaborare un modulo di approccio alla tematica. Se puntare una pistola sembra tanto affascinante nell’immaginario dei novelli Rambo, bisogna etichettare come ‘perdente’ chi ricorre alla Violenza nelle dinamiche di relazioni con gli altri”.
E ancora: “La famiglia riserva alla scuola il completamento formativo dei propri figli, ma, paradossalmente, tante mamme non ritengono ancora pericoloso per davvero il possesso di un’arma da parte di un compagno, confidando sempre nel sentimento dell’Amore e nell’incapacità di fare del male: purtroppo la cronaca ci testimonia epiloghi diversi! Nei fatti, dunque, la ‘formazione delle relazioni’ e le relative curiosità di intere generazioni, resta sempre più confinata ad una consultazione della rete informatica con tutte le sue insidie e pericoli, nonostante gli sforzi di promozione socio-culturale di tante associazioni, per colmare quella vacatio formativa del sistema educativo Scuola/Famiglia, specialmente in questo periodo storico – ha aggiunto la Senatore – Ipotizzare un percorso di conoscenza e informazione sulla tematica all’interno di un Poligono di Tiro con una rappresentanza trasversale per genere e generazione, educarli alla conoscenza della disciplina sportiva incontrando i rappresentanti della Federazione Nazionale, conoscere pericoli e conseguenze dell’incauto utilizzo di un’arma, proporre la possibilità di frequentare luoghi deputati accompagnati da professionisti ed educatori per colmare quella sete di conoscenza di un mondo sempre più alternativo e affascinante. Ci è sembrato l’unico modo per invertire questa pericolosa tendenza di ricorrere all’utilizzo delle armi nella ‘sopraffazione dell’altro’.
Come un tempo si iscrivevano alle palestre di arti marziali i ragazzini più rissosi per educarli al rispetto degli altri e aiutarli a scaricare disagio sociale e subbuglio ormonale, oggi ci sembra opportuno educare la generazione del Terzo Millennio al confronto e al dialogo ‘anche’ attraverso le attività di un Poligono di Tiro, per capire ‘il peso’ fisico ed emotivo di una pistola in mano a chi ti giurava amore fino ad un minuto prima…e forse l’ultimo della tua vita. Confidiamo in questo modo di educare nuovi modelli di “ambasciatori” di non violenza. Grazie alla Federazione e all’Accademia Italiana di Tiro confidiamo davvero di educare alla responsabilità e al dialogo tra le nuove generazioni, sperimentando nuove discipline sportive e di relazioni”.
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