Se un partito come il Pd perde la Liguria, potrebbe anche perdere in Campania all’indomani del voto interno al terzo mandato elettorale per l’attuale governatore Vincenzo De Luca. Può perdere anche in virtù dello scontro interno, perché c’è un problema politico, se vogliamo leggere e credere alle parole di Schlein e De Luca. L’approvazione della proposta di legge porta ad un’affermazione netta di De Luca, un segnale inequivocabile, in quanto la Schlein aveva fatto una riunione con i consiglieri del Pd indicando la linea da seguire che è stata sconfessata, come anche sottolineato dall’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris ma anche da Alternativa popolare. Certo che si potrebbe definirla una vittoria annunciata specialmente dopo l’appoggio scandaloso per molti, di Massimiliano Manfredi, fratello dell’attuale sindaco di Napoli, del capogruppo del PD Mario Casillo e di Italia Viva per bocca del consigliere Tommaso Pellegrino: «Oggi non si discute, il candidato per la Regione per noi di Italia Viva è Vincenzo De Luca». “Hanno votato un obbrobrio giuridico che rappresenta anche un infarto della logica politica” ha dichiarato Antonio Iannone di Fratelli d’Italia e questa sorta di obbrobrio lo sottolinea anche il segretario regionale di AP Luigi Cerciello nel suo intervento. “A quanto si capisce, la Campania vorrebbe fare qualcosa di simile al Veneto, ma c’è una duplice differenza sostanziale: l’art. 1 comma 3 della legge regionale n. 4 del 2009 ha di fatto già recepito detto vincolo della legge quadro allorché, disciplinando le elezioni del presidente e del Consiglio, ha precisato che si applicano, inoltre, in quanto compatibili con la presente legge, le altre disposizioni statali o regionali, anche di natura regolamentare, vigenti in materia».Tra le disposizioni statali allora in vigore vi era già l’art. 2 della legge quadro statale che pone il principio della «previsione della non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto, sulla base della normativa regionale adottata in materia. La normativa regionale avrebbe potuto declinare il principio (ad esempio regolando il numero minimo di anni di mandato per ogni elezione computabile) ma, stante la norma del 2009, sembra aver optato per non declinarlo. Inoltre, una cosa è attuare un principio statale generico, dopo qualche anno ed espressamente, un’altra invece pretendere di farlo con un principio molto chiaro, dopo vent’anni anni e dopo che, nel 2010, Antonio Bassolino, finiti due mandati diretti, non fu comunque, al netto di altre ragioni politiche, ricandidato. Senza dimenticare che la Corte costituzionale, peraltro in un giudizio che riguardava proprio la Campania, ha chiarito che una norma regionale elusiva di un principio fondamentale statale rischia comunque di essere dichiarata incostituzionale (sent. n. 107 del 2017, relatore l’attuale presidente Augusto Barbera). Ciononostante, la maggioranza regionale ha scelto di calpestare le regole e andare contro il buonsenso. Il governo nazionale ha la possibilità di impugnare la legge, lo faccia senza timori” ha concluso Cerciello associandosi al grido di scandalo di Fratelli d’Italia, di noi Moderati e del M5S.
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