Le aziende sanitarie hanno l’onere di accertare, anche nel corso di visite ispettive, che le condizioni igienico-sanitarie negli istituti di pena siano rispettate e di intervenire per interrompere eventuali gravi mancanze in caso contrario.
Ad oggi 67 persone detenute si sono tolte la vita negli istituti di pena italiani a causa dello stress da sovraffollamento e di condizioni igienico sanitarie pessime ( presenza di pulci e cimici nelle celle, nidi di piccioni negli spazi aperti non puliti, servizi igienici spesso condivisi con zone cottura in celle sovraffollate).
Nel carcere di Salerno, ad esempio, in ogni cella ci sono 6 persone, 7 in caso di detenuti stranieri.
Anche il reparto femminile è sovraffollato, da quando le detenute del carcere di Pozzuoli sono state trasferite a Salerno, causa bradisismo.
Al numero dei 67 detenuti che si sono tolti la vita, occorre purtroppo aggiungere anche i 7 rappresentanti delle guardie penitenziarie che si sono suicidati per motivi legati al loro pesante lavoro, reso frustrante dalla perenne mancanza di personale.
Secondo i dati pubblici sul sito del Ministero della Giustizia, al 31 luglio 2024, in Campania, erano presenti negli istituti di pena 7200 uomini e 331 donne, per un sovraffollamento del 120%.
L’Associazione Luca Coscioni ha diffidato le Direzioni generali delle ASL delle città dove si trovano i 189 istituti penali italiani ad adempiere al proprio compito. Se ciò non accadrà partiranno le denunce.
Una riflessione vorrei condividerla con voi oggi, perché sono reduce da una mattinata, vissuta qualche giorno fa, di litigi all’interno di un gruppo su whatsapp dal quale poi sono stata gentilmente accompagnata all’uscita.
Per vari mesi ho raccontato in questo gruppo delle iniziative radicali, di tutte le associazioni che sosteniamo e delle quali ho parlato anche qui, per farle conoscere a coloro che, grazie a questo canale, approfondiranno per la prima volta questi temi.
Non ho trovato un confronto, anche con punti di vista totalmente opposti, come mi sarei aspettata: da alcuni di loro, non tutti, per carità, ho trovato un muro.
Ho ricevuto post nei quali il senso delle frasi più carine sui detenuti erano
“morissero dove stanno”, “non me ne frega una cippa”,
“delinquono perché non vogliono lavorare”,
rifiutano le offerte dei servizi sociali perché guadagnano di più delinquendo”.
“Questi non vogliono smettere di delinquere” “Delinquere è una scelta, non una necessità”.
Alla fine mi è stato scritto che dovevo andarmene in altri gruppi, perché loro volevano la leggerezza, le battutelle, non la mia pesantezza radicale!!!!
Ora, partendo dal presupposto che chi delinque lo fa per motivi propri che non sto a sindacare, perché questo spetta semmai al giudice, la pena prevista per chi viene incarcerato è la perdita della libertà, che insieme a quello della salute è il bene più prezioso nella vita di una persona.
La Costituzione italiana non prevede che i detenuti e i detenenti debbano convivere in condizioni disumane.
Questa invece è tortura, è la distruzione fisica e psicologica di esseri umani, anche innocenti, perché nelle carceri ci sono migliaia di persone in attesa di giudizio e altre che verranno poi assolte al processo.
La Costituzione prevede che il detenuto debba scontare la pena, ma una pena rivolta al suo reinserimento nella società.
Ecco, come far capire questo?
Come farlo capire a persone che non vogliono informarsi o che magari lo fanno ascoltando talk show televisivi dove, per fare ascolto, l’importante non è spiegare, ma è arrivare allo scontro tra politici di schieramenti opposti e tra giornalisti che sembrano i portavoce di quei partiti?
Come far capire che un detenuto, trattato dallo Stato con umanità, che abbia la possibilità di studiare o di imparare un mestiere all’interno del carcere, uscirà con un bagaglio che gli permetterà di non tornare a delinquere?
I dati confermano questo: è solo una piccolissima percentuale dei detenuti che seguono questo percorso che torna a delinquere. Gli altri non sono più un pericolo per la società perché si reinseriscono.
Al contrario, chi vive il carcere lasciato a sé stesso e in condizioni disumane, ne uscirà esattamente come vi era entrato, ritornando ad essere un pericolo per la collettività.
Difendere i diritti di detenuti e detenenti e, più in generale, dell’intera Comunità Penitenziaria cara a Marco Pannella, non porta consenso, e i partiti politici badano a quello.
Ecco, perciò, l’importanza dei Radicali, del partito dello zero virgola, ma formato da gente che da più di mezzo secolo si batte per il rispetto e la dignità dell’essere umano, per la sua libertà, finché non danneggia altri e per il suo recupero, quando questo avviene.
A noi piacciono le battaglie dure, le partite perse, perché poi siamo capaci di rimontare e di ottenere tutti i risultati che, in mezzo secolo, hanno reso l’Italia un Paese migliore.