La prima edizione della rassegna letteraria “Pagine d’aMare”, progetto culturale patrocinato dal Ministero della Cultura e nato nel 2024 per volontà del CIPOM (Comitato interministeriale per le Politiche del mare) sotto il patrocinio del Ministro per le Politiche del mare al fine di promuovere e diffondere la cultura del mare, come elemento essenziale della natura e come risorsa economica, vede tra i premiati l’avvocato salernitano Alfonso Mignone.
Il suo saggio “Nuovi Studi sulla Tabula de Amalpha”, pubblicato il 2016 dall’editore il Frangente di Verona, è presente tra le quattro “menzioni speciali” del concorso.
La Giuria è composta dal Presidente Mauro Mazza, autorevole giornalista RAI e saggista, Licia Colò, popolare giornalista e divulgatrice in tema di ambiente e viaggi e Aldo Berlinguer, avvocato e professore ordinario di diritto comparato nell’Università di Cagliari nonchè Presidente dell’Osservatorio sull’insularità e le aree interne di Eurispes.
La premiazione si svolgerà presso l’Antico Arsenale di Amalfi ora sede del Museo della Bussola e del Ducato Marinaro il 26 ottobre alle ore 17. L’evento vedrà la conduzione di Nunzia De Girolamo con la presenza di Giancarlo Magalli.
Il saggio di Mignone evoca la grandezza della Repubblica Marinara di Amalfi, vanto del patrimonio culturale della provincia di Salerno, e il contributo che il suo ceto mercantile apportò alla regolamentazione dei traffici marittimi nel Mediterraneo.
Il testo, databile tra l’XI e il XIII secolo, è costituito da 66 capitoli, di cui 21 in latino e 45 in volgare italiano, ed è costituito da una raccolta di consuetudini marittime, elaborata dalla Curia Maris, magistratura composta dai Consoli del Mare, che affondano le proprie radici nella legislazione confluita nel Digesto, commissionato dal celebre imperatore romano d’Oriente Giustiniano I.
I capitoli della Tabula, ora conservati nel Museo collocato negli Antichi Arsenali, dettavano tutto ciò che riguardava la navigazione: le controversie, il prezzo dei noli, gli obblighi del capitano e dei marinai, l’indennizzo in caso di perdita della merce, i cambi marittimi, la compartecipazione agli utili, i compensi dei rischi di mare, le avarie, l’armamento, l’abbandono del bastimento e delle merci in caso di pericolo.
Gli studi di Mignone sono da considerarsi innovativi rispetto a quelli che li hanno preceduti.
Infatti conducono ad azzardare l’ipotesi di una derivazione medioevale del diritto marittimo di Common Law in quanto non si stabiliscono principi generali o concetti astratti, ma si offrono risposte concrete alla casistica del tempo per soddisfare le immediate esigenze della societas maris in cui commenda e colonna risultavano gli istituti cardine attraverso i quali veniva organizzata l’impresa di navigazione. Secondo l’autore, il testo amalfitano presenta una più stretta attinenza con i moderni clausolari marittimi sviluppati su iniziativa degli operatori del settore, piuttosto che con il Codice della Navigazione.
Quello della Tabula, che influenzò anche la redazione di altri statuti marittimi medievali come quello pisano, genovese e catalano, divenne “diritto vivente”, applicato nei tribunali nel Regno di Sicilia e di Napoli poi fino alla conquista spagnola.
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