Questa storia del fascismo sta prendendo una brutta piega. Non credo che abbia alcun senso, né storico, né politico, sostenere che oggi c’è un ritorno del fascismo. Esiste invece effettivamente il rischio che, a furia di vedere fascisti dappertutto, si distolga l’attenzione da altre minacce reali che incombono sulla democrazia e che nulla hanno a che fare con il fascismo. Nel dettato costituzionale, nelle sue disposizioni transitorie e finali, si prevede il divieto della ricostituzione del partito fascista e già questo basterebbe a far capire che ufficialmente non può esistere un pericolo, da parte di chi vede fascismo ovunque, di un ritorno alla vita dello stesso ed invece più ci si allontana dal ventennio fascista e più sembra che la maggior parte delle forze politiche di sinistra mettano al primo posto del loro programma la lotta al fascismo. Oggi si fa in fretta a dare del fascista a chiunque. Se di sinistra? Allora, a dispetto dell’età anagrafica, del ruolo sociale, delle precedenti militanze politiche sei antifascista di default e conseguentemente fascisti lo sono tutti gli altri, per esclusione. Questa situazione sta diventando pericolosa nel crescente rischio per la sicurezza e dove dietro al cosiddetto antifascismo, al “vero democratico” si annidano esaltati che promettendo morte ai fascisti fanno nascere sempre più “giustificate violenze” nei confronti della gente che sono nella diversità di pensiero e di opinioni rispetto ai precedenti. Secondo il Ministero degli interni, queste frange sarebbero esponenzialmente superiori nei numeri, alle poche teste rasate agitanti simboli hitleriani per di più quelle poche volte all’anno. Vorrei ricordare ai tanti che anche il comunismo, che tuttora esiste e resiste, ha milioni di morti sulla coscienza e ogni giorno vengono brutalmente repressi, quando non soppressi, gli oppositori. Quest’anno, gli atti intimidatori e di violenza, con la scusante della “lotta ai fascisti” sono aumentati ed un caso lo si è avuto anche ultimamente nel Baronissese. E’ un fatto accaduto nello scorso giugno durante la campagna elettorale alle amministrative della cittadina della Valle dell’Irno quando l’imprenditore e candidato nella lista di Fratelli d’Italia, Gerardo De Regno fu raggiunto da un messaggio anonimo: “Fascista devi morire” e successivamente fu posto sulla sua Fiat Multipla un altro messaggio a cui è succeduto il furto della sua auto. “Ovviamente ho denunciato il tutto alle autorità competenti ma non ho voluto ufficializzarlo a livello di stampa durante la campagna elettorale per non compromettere la stessa. Il nostro candidato sindaco Tony Siniscalco lo ha saputo e di comune accordo non abbiamo voluto alimentare la situazione che avrebbe potuto far nascere altre tensioni. Ho deciso di mettere a conoscenza il tutto solo oggi perché sto vedendo davvero troppi atti assurdi di violenza anche solo verbale con la scusa del cosiddetto antifascismo” – queste le parole di Gerardo Del Regno che in esclusiva ha voluto far presente l’accaduto oltre che segnalare anche l’imbrattamento di manifesti elettorali di esponenti candidati di destra. Stesso modus operandi, sempre in Campania, dello scorso aprile quando la premier Meloni fu definita “bugiarda e nazista” e il vice presidente del Consiglio e presidente di Forza Italia, Antonio Tajani ‘collaborazionista nazista’ imbrattando i loro manifesti elettorali con tali scritte mentre in altre zone furono disegnati i baffetti hitleriani sempre sui manifesti della Meloni, così come sono stati imbrattati a Cagliari quelli di Alessandra Zedda e quelli di Forza Italia e Berlusconi a Prato e Montemurlo. Non ultimo l’altro vile gesto vandalico con scritte offensive e provocatorie, sui manifesti funebri che erano stati affissi per la santa messa in suffragio di Carlo Falvella ed il concomitante ed inopportuno presidio “Salerno Antifascista”, dell’Anpi sul lungomare con tanto di bandiere rosse e della Palestina. “Ho provato davvero dispiacere per l’accaduto – ha continuato Del Regno – e non ho ricevuto neanche messaggi di solidarietà da chi è dell’altra parte anzi, come se tutto fosse normale vedo continuare con gesti sacrileghi verso esponenti di destra che non ci sono più, o addirittura fare le feste antifasciste e tutto questo non fa altro che alimentare assurde violenze e inculcare una filosofia sbagliata di vita nei giovani che sempre più sono condizionati senza poi realmente conoscere la storia, in questa scelta dualistica del sei fascista o antifascista come se poi non esistesse un’altra via; per la serie o sei con noi o contro di noi”. Quest’ultimo punto ricordato da Del Regno e ritenuto inopportuno, è riferito all’evento di fine luglio (il 25 luglio) organizzato dal professore Raffaele Napoli, sempre a Baronissi, intitolato “Pastasciutta antifascista” che richiama storicamente la tradizione popolare nata in Italia durante la seconda guerra mondiale, che risale al 25 luglio 1943, quando venne destituito e arrestato Benito Mussolini.