di Mirko Cantarella
Venerdì 10 maggio alle ore 18, presso la libreria Imagine’s Book a Salerno, Corso Garibaldi n. 142, ci sarà la presentazione del romanzo Bufagne e Furagne dell’avv. Giancarlo D’Aniello.
Si tratta di due fenomeni metereologici, la bufagna è l’aria caldo umida che ci tormenta quando in estate soffia il vento di scirocco, un’aria che ci rende irascibili. La furagna è un vento imprevedibile di fine inverno/inizio primavera. Questi due eventi metereologici possono essere paragonati alle fasi della vita, ai suoi cambiamenti, ai suoi alti e bassi.
Sono uno scrittore per caso, anzi a causa dell’epidemia da Covid 19. Grazie al tempo libero dovuto al lockdown ho avuto l’opportunità di raccogliere i racconti tramandati in famiglia. Raccolto il materiale, ho voluto verificarne l’attendibilità attraverso ricerche archivistiche. Devo dire che i racconti dei nonni hanno superato brillantemente questa prova: erano veritieri, degni di essere tramandati e sono certo che le vicende del doppio testamento del marchese Ruggi d’Aragona, la transumanza dei pastori avellinesi che giungevano a Salerno, le origini del nucleo abitativo dei Memoli di Piano Pariti o i racconti dei cacciatori vietresi, susciteranno non poca curiosità nei lettori appassionati della storia minore.
Direi entrambi le cose. Quando ho iniziato a scrivere il romanzo stavo semplicemente annotando le vicende delle famiglie D’Aniello, Pascale e Memoli che hanno un ruolo centrale nel romanzo. Dopo l’unità d’Italia, si trasferiscono dalla provincia alla città, in particolare sul Carmine, nel vallone del Rafastia, dove scorreva ancora libero il torrente, quando “il grigio del cemento non aveva sostituito il verde degli alberi”. Bufagne e Furagne racconta la storia della città attraverso gli alti e bassi della vita di queste famiglie, con i suoi momenti piacevoli o inaspettati come la furagna che regalava ai cacciatori le quaglie.
Tra i tanti racconti c’è quello narratomi da un vecchio cacciatore vietrese. Nel mese di aprile la furagna trasportava verso la costa vietrese dei banchi di nebbia ed in quella nebbia viaggiavano le quaglie che migravano dall’Africa. Negli anni del dopoguerra le quaglie erano preda ambita perché permettevano di integrare la scarna dieta con le proteine animali.
Si, ad esempio, come ho accennato, descrivo l’antico tratturo dei caprai che da Montella giungevano a Salerno per la vendita del latte e dei prodotti caseari. A quei tempi via Velia, era chiamata non a caso, “a’ scesa ri crapari”. Ma non voglio anticipare troppo al lettore, aggiungo solo che la mia ricerca sull’antico tratturo svela perché la Calata San Vito prende quel nome e cosa si faceva sulla vicina collina del Carosello.
Le vicende dei D’Aniello, dei Pascale e dei Memoli, in un modo o in un altro, si intersecano con gli avvenimenti cittadini. Ad esempio, quando racconto del doppio testamento del marchese Giovanni Ruggi d’Aragona, c’è comunque un riferimento alle vicende della mia famiglia perché i quattromila metri quadrati di terreno agricolo tra via Michele Vernieri (allora via dell’Orto Agrario) e via Pio XI (allora via Cupa Copeti), su cui venne edificato l’ospedale, erano parte dei terreni coltivati da Luigi D’Aniello. Anche la descrizione nel romanzo delle case coloniche di una volta è ispirata all’antica casa colonica dei miei antenati, ancora presente in via Pio XI, oggi trasformata nel “Villaggio della Solidarietà – Guido Scocozza”, per non dire della costruzione del cinema Apollo, il primo cinema del Carmine.
Si, è l’impressione che molti lettori hanno avuto, quelli più avanti con gli anni hanno ritrovato diverse cose in comune con i racconti dei loro nonni.
La forza del romanzo sta proprio nella comunanza delle esperienze famigliari che poi diventano patrimonio collettivo della nostra città, di tutta la nostra comunità.
Appuntamento alla libreria Image il 10 maggio, ore 18, per sapere di più su Bufagne e Furagne.
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