di Francesco Napoli
Dalla proposta di Legge Rampelli sull’uso della lingua italiana alla dichiarazione di emergenza sul tema immigrazione. Dalla tracotanza agli annunci infiniti, dalla città turistica all’aeroporto. Gli usi propri e impropri della lingua e dei linguaggi. (tempo di lettura: 5 min.)
ꙮ Il tema della lingua entra nel dibattito politico con la proposta di legge Rampelli (fdI) sull’obbligo dell’uso corretto ed esclusivo dell’italiano nel pubblico impiego. Pena sanzioni salate. Una tendenza nazionalistica, da purezza etnica, fuori dal tempo che non considera, ad esempio, quanto la nostra lingua sia frutto di contaminazioni che dominazioni, incontri di culture diverse, hanno prodotto nei secoli. Provate a girare in città, nelle aule universitarie e nelle scuole e troverete una lingua viva, in costante evoluzione. Troverete anche, di contro, una diffusa fragilità lessicale e grammaticale. I congiuntivi ed i condizionali non sono mai stati il nostro forte. La questione sono quindi gli inglesismi e neologismi o una diffusa povertà linguistica? La proposta Rampelli sembra più orientata ad una purezza della lingua che ad una attenzione all’alfabetizzazione. Non dovremmo temere le contaminazioni, ma sostenere l’istruzione. Le persone, senza generalizzare, fanno fatica ed esprimersi correttamente, ma questo non è da attribuirsi all’evoluzione della lingua quanto all’accesso ad una istruzione di qualità. L’abbandono scolastico, la frequenza saltuaria, la mancanza di risorse e di visione sul tema della scuola, hanno prodotto questa povertà che, specie al Sud e nei contesti più difficili, compromette il futuro delle nuove generazioni. Più che proibire l’uso di termini nuovi, sarebbe forse utile che ci dicessero cosa vogliono fare per affrontare le povertà educative. E parlando di dipendenti pubblici, un capitolo sarebbe quello della povertà digitale, più che l’uso della lingua italiana “in purezza”.
ꙮ E d’altronde, la politica non offre grandi esempi di appropriatezza di linguaggio, che non è fatta solo di grammatica e analisi logica ma anche di semantica e pragmatica. Con il termine “emergenza”, nei giorni scorsi, il governo ha definito ed intende affrontare il tema delle migrazioni. A fronte di milioni di migranti accolti dalla Germania e da altri paesi europei, in Italia poche migliaia di persone che scappano da guerre e povertà, diventano un grave problema da affrontare con un assetto muscolare. Non è forse più vero che la questione non sono le persone che arrivano quanto un coerente e dignitoso piano di accoglienza? Il problema è chi sbarca o l’indecenza dei luoghi in cui vengono accolti? Intanto la Premier è impegnata in una novella Campagna D’Africa a caccia di sodali pronti, per pochi spiccioli, a creare nuovi lager come in Libia, dove rinchiudere uomini, donne e bambini in attesa di deciderne le sorti. La deterrenza del terrore.
ꙮ Questione di lingua e parole, che emerge anche nell’uso tracotante e arrogante del linguaggio politico di chi pensa che questo ne determini una assertività. Un uso forzuto del linguaggio che ha il solo esito di tradire debolezza da parte di chi, dalle nostre parti, pensa di derubricare le regole come mero ostacolo al proprio piano narcisistico senza poter intravedere una prospettiva altra di esistenza per sé innanzitutto.
ꙮ Un uso improprio delle parole nel linguaggio pubblico è anche quello degli annunci infiniti, come nel caso dell’aeroporto di Salerno. Questa settimana apprendiamo di un nuovo stanziamento milionario e di una inaugurazione nel 2024. Speriamo sia la volta buona per una infrastruttura strategica per il territorio, per il turismo, per le imprese, per accorciare le distanze con il resto del mondo. Attendiamo che questo sia l’annuncio definitivo, immaginando che un pensiero ci sia anche sulla sostenibilità economica, sulla tutela ambientale e su un riequilibrio tra questa infrastruttura e l’ecosistema, animale e vegetale, dei territori che ne subiranno l’impatto. Un’adeguata riflessione sull’inserimento nel quadro della mobilità, al netto della paventata metropolitana i cui tempi di realizzazione potrebbero non essere in linea con l’apertura dello scalo salernitano, sarebbe auspicabile.
ꙮ Sempre sul tema dell’uso dei linguaggi nella vita pubblica, assistiamo questa settimana da un lato all’euforia per i turisti in città – negozi chiusi, autobus inesistenti e proposta culturale non pervenuta a parte – e dall’altro alle vesti stracciate per gli atti vandalici in Piazza della Libertà. Al netto del fatto che deturpare la cosa pubblica è sempre sbagliato ed è reato, ci si chiede se si possa definire metaforicamente “vandalico” il fatto che da due anni Piazza della Libertà è di fatto un contenitore vuoto, dove ancora si attende l’animarsi della passeggiata ricca di locali e avventori. Ci chiediamo se non si possa definire “vandalico” il fatto che si continua a riqualificare la città con il cemento e scelte a quasi esclusivo appannaggio di ricchi e super ricchi nostrani e non. Sviluppo urbanistico luxury, che sembra non considerare il caro affitti in città, frutto anche del combinato disposto tra un urbanesimo novecentesco e lo sviluppo turistico che vede sorgere b&b e case vacanze senza un piano di regolamentazione che coniughi l’accoglienza con le aspirazioni abitative di giovani che desiderano mettere su casa e famiglia. Queste due istanze non sono in conflitto tra loro, ma da affrontate con lungimiranza.
ꙮ Lingua, parole e linguaggi sono, dunque, inesorabilmente interconnesse con la crescita delle nuove generazioni e con lo sviluppo delle comunità. Questioni che investono il dibattito pubblico, le scelte della politica, il senso della misura nella gestione dei personalismi, il rischio di un revisionismo conservatore, o di scelte fatte guardando al proprio ombelico, che affondano in una visione distorta della storia e delle culture perpetuando povertà ataviche e generandone di altre.
*Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca in Sociologia, Analisi Sociale e Politiche Pubbliche, Teoria e Storia delle Istituzioni. Imprenditore Sociale, si occupa di Politiche di Welfare e Sviluppo Territoriale.
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