La mancanza di manutenzione è il vero tallone d’Achille del verde pubblico a Salerno. Lo sottolinea il consigliere di opposizione Elisabetta Barone, già candidato a sindaco in occasione delle elezioni comunali del 2021. In un anno e mezzo di seconda giunta Napoli la situazione non sarebbe affatto migliorata: la gestione degli spazi verdi, infatti, in un primo momento, ha dovuto risentire dello stop all’operatività delle cooperative, dopo le vicende giudiziarie che le colpirono nell’ottobre del 2021. Successivamente, la stipula di contratti transitori non avrebbe garantito una risoluzione dell’ormai annosa problematica, che sarebbe stata gestita, dunque, soltanto con “soluzioni tampone”, non solo nelle aree verdi poste a ridosso delle strade cittadine, ma anche nei parchi e nei giardini della zona.
Consigliere Barone, l’attenzione al verde pubblico ed all’ordinarietà è sempre stata al centro dell’attenzione della sua azione civico-politica sin dalla sua discesa in campo, nell’estate del 2021. Adesso, ad un anno e mezzo dall’insediamento della nuova amministrazione Napoli, numerose sono le criticità che a parere dell’opposizione sembrano ancora persistere. Cosa è cambiato rispetto ad allora?
“La situazione è pressochè stazionaria rispetto a quella riscontrabile negli anni della prima giunta Napoli, e forse, per alcuni aspetti, addirittura peggiorata. Sicuramente le criticità sono dovute al fatto che i contratti con le cooperative sono stati sospesi, con le prime potature realizzate a maggio dell’anno scorso, dopo più di otto mesi dall’insediamento della nuova giunta, e, comunque, con contratti provvisori, che non hanno consentito di ripristinare quella situazione di decoro urbano che la città meriterebbe. Abbiamo situazioni di abbandono totale in cui il verde pubblico non solo non è curato ma cresce selvaggiamente creando situazioni che potenzialmente possono rappresentare un grave pericolo per i nostri concittadini. Penso, ad esempio, alle numerose rotatorie sparse in giro per la città, che sono completamente offuscate dalla vegetazione”.
Una situazione di degrado e di abbandono che si può riscontrare sin dalle porte settentrionali della città, come nel caso dei giardini di via Benedetto Croce, transennati da tempo.
“Partiamo, infatti, dal belvedere, che è ormai chiuso da dieci anni: ci si chiede il perchè in quella zona bellissima non si dia vita ad un serio intervento di ripristino, in quanto è la porta d’ingresso della città. Potrebbe essere fruita dai residenti nella zona ma anche da coloro che giungono a Salerno per una visita o un evento. Scendendo, poi, verso la villa Comunale, su quest’area verde sappiamo che è stato presentato un progetto di ripristino con i fondi del PNRR, e vedremo se e quando sarà effettuato. Anche la situazione del parco del Seminario è piuttosto critica: si tratta di uno dei pochi veri parchi urbani della città: molte aree al suo interno sono inagibili. Non è stato fatto alcun ripristino nè delle stesse, nè tantomeno nelle zone che potrebbero franare e che, tra l’altro, progressivamente, potrebbero anche generare degli episodi di dissesto idrogeologico potenzialmente anche l’area edificata posta a ridosso del parco”.
Zone, tutte queste, che hanno un comun denominatore.
“L’inazione dell’amministrazione su questo tema. Abbiamo alberi, un po’ in tutta la città, che superano i primi piani e che invadono le abitazioni. Non è possibile che l’unica risposta possa essere la potatura o il taglio indiscriminato come accaduto a via San Benedetto. Tutto questo per dire che la manutenzione ordinaria è assolutamente carente, e pregiudica la sopravvivenza stessa degli alberi e delle aree verdi in cui essi sono situati. Una pianta, che, mediamente, ha un ciclo di vita di cinquant’anni, se potata male – lo dicono, del resto, esperti in materia – muore prima del tempo. Gli interventi di manutenzione devono essere fatti in modo competente: come accade per tutti gli esseri viventi, si può garantire ad essi lunga vita. Viceversa, se non viene fatta la giusta prevenzione si muore prima del tempo. Ed è quanto accaduto, ad esempio, a Parco del Mercatello, che non è stato manutenuto adeguatamente. L’idea che mi sono fatta è che c’è scarsa manutenzione in città per poter ricostruire radicalmente il bene, e bandire gare d’appalto importanti”.
Sotto il profilo economico?
“Direi, soprattutto, progettuale. In molti casi, infatti, siccome si realizzano delle incompiute, si finanzia soltanto il progetto. Tante sono state, del resto, le incompiute anche in quest’ambito”.
Dire verde a Salerno significa anche fare riferimento alle zone collinari.
“Quando parliamo di verde pubblico non dobbiamo dimenticarci della manutenzione dello stesso nelle aree collinari. Come non ricordare, poi, la situazione di Brignano, alle cui spalle c’è un’area che potrebbe diventare un magnifico parco urbano-fluviale, ma che è abbandonata in quanto c’è una scarsa attenzione alla valorizzazione dei parchi urbani, anche se di dimensioni significative. Del resto, inoltre, a Salerno sono denominati in modo improprio come “parchi” quelli che sono, per quanto rilevanti nell’urbanistica dei quartieri, dei giardini di quartiere. Lo stesso Parco del Mercatello è un grande giardino, non può essere paragonabile a Villa Borghese o al Bosco di Capodimonte. C’è troppa enfasi nella retorica, a volte: e le parole sono importanti”.
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