Al voto, al voto. E’ questo il grido che si leva dal centrodestra, ed in particolar modo dalla principale forza di opposizione al governo Draghi, ovvero Fratelli d’Italia. Consapevole del potenziale successo della compagine (e, soprattutto, propria) il partito della “fiamma” spinge verso un voto anticipato a cavallo tra settembre ed ottobre, epilogo che appare più che mai probabile vista la recente evoluzione del quadro politico. Sempre che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella non opti per una transizione più “soft” verso il ritorno al voto, puntando alla costituzione di un nuovo esecutivo (o, anche, uno stesso Draghi-bis libero dal Movimento 5 Stelle) che abbia almeno il compito di redigere ed approvare la legge di bilancio e scongiurare l’esercizio provvisorio. Una prospettiva, quest’ultima, che non convince il Questore della Camera dei Deputati Edmondo Cirielli, esponente di punta in Campania per il partito guidato a livello nazionale da Giorgia Meloni, che boccia completamente l’agenda Draghi, e per il quale occorre andare rapidamente al voto: il centrodestra – commenta – sarebbe vincitore e potrebbe tranquillamente redigere ed approvare una finanziaria che possa avere un effetto positivo sul paese.
Onorevole, il governo Draghi sembra essere giunto al capolinea: come Fdi avete sempre avuto un ruolo critico nei confronti dell’attuale esecutivo. Si aspettava che la crisi deflagrasse in modo così rapido e repentino?
“A noi dispiace aver fatto le parti della Cassandra, ma l’avevamo detto, proprio perchè siamo un partito patriottico. Non ci piace vedere l’Italia come è stata ridotta da quest’ultimo anno di governo “dei migliori”. La maggioranza si è mostrata incoerente, non coesa, dando luogo perfino a scissioni di partito, senza riuscire a contrastare nè l’emergenza pandemica nè quella economica derivante dall’aggressione russa all’Ucraina. Partiti che non hanno nulla in comune si sono occupati dello ius scholae o del reddito di cittadinanza, facendo traballare gli equilibri. Abbiamo assistito soltanto a polemiche continue tra i partiti completamente diversi tra loro che hanno appoggiato l’esecutivo fino ad ora: onestamente ci si è avventurati in un teatrino davvero indegno, al di là di chi abbia torto o ragione”.
Alea iacta est, almeno sembra. E dopo che mercoledì, con tutta probabilità, Draghi salirà al Colle presentando dimissioni, stavolta irrevocabili, cosa si farà?
“La via maestra è quella di un ritorno alle urne, per dare al nostro paese una guida davvero solida e coesa”.
E se la situazione in realtà fosse meno compromessa di ciò che sembra?
“Non è detto che la crisi non sia pilotata, ma sono convinto che Draghi voglia uscire da questa situazione. I Cinque Stelle hanno presentato dei veri e propri ultimatum difficili da gestire”.
Un rischio concreto c’è, ed è quello che un centrodestra quasi certamente vincitore delle elezioni debba, in un autunno caldissimo, presentare una finanziaria assolutamente complessa, e probabilmente “lacrime e sangue”.
“Draghi rappresenta i poteri finanziari, che vogliono che la politica si assuma la responsabilità di far rientrare dal debito l’Italia. Come centrodestra dovremo farlo, nel caso – molto probabile – in cui risultassimo vincitori delle elezioni: i 5 Stelle già sanno che il reddito di cittadinanza come misura è finita, così come il Pd sa bene che stranieri in Italia non ne possono sbarcare più. Ma, ciononostante, vogliono scaricare sul centrodestra la responsabilità di portare a compimento una finanziaria molto dura per poi contrastarci, ma noi siamo convinti che le nostre ricette economiche potranno essere positive per il paese”.
Quale scenario crede si profilerà nei prossimi giorni?
“Centro e parte di Fi non vogliono le elezioni, io non credo che il Pd sia così folle da provare a fare un nuovo governo, sarebbe difficile con una maggioranza non coesa, figuriamoci adesso. Credo che realisticamente la prossima settimana saranno sciolte le Camere e si andrà al voto al più nella seconda settimana di ottobre”.
Previsioni sull’andamento del suo partito, ovvero Fratelli d’Italia?
“Sono convinto che Fdi sarà tra il 25 e il 30%, di gran lunga il primo partito della coalizione. Sappiamo che la Meloni è la persona giusta per guidare il Paese, per preparazione politica, coerenza e senso patriottico. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità, pur essendo consci che il momento è complesso”.
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