di Rossella Graziuso
Avremmo voluto chiedergli un’ultima One more night, ma Phil Collins frontman e batterista dei Genesis ha comunicato lo scorso 26 marzo alla O2 Arena di Londra che quella sarebbe stata la sua ultima esibizione live. La leggenda della musica prog rock, 71 anni, non riesce più a suonare a causa degli interventi chirurgici alla schiena. Debole ed affaticato si è esibito stando seduto su una sedia e mostrando grosse difficoltà a mantenere una bacchetta tra le mani. Il suo addio segna la fine di un’era. Cinquant’anni di canzoni, una timbrica vocale inimitabile e tanti premi che caratterizzano la carriera di un’artista che tutti avremmo voluto ascoltare ancora per molto tempo. Non è stato di certo un annuncio a brucia pelo perché già da tempo il cantante ha dichiarato di avere problemi fisici e non solo in quanto la sua immagine è stata infangata dalle parole della sua ex moglie che lo ha accusato di non lavarsi, di bere e di essere impotente. Ma a noi fans (o followers per utilizzare una terminologia contemporanea) poco importa del suo privato. A noi cresciuti a pane e “Sussudio” interessa quel sipario che è calato definitivamente sulla sua carriera.
“Ora dovrò trovarmi un vero lavoro” – ha scherzato la leggenda dei Genesis davanti al microfono con il quale per l’ultima volta ha salutato i suoi fan. Un’affermazione senza dubbio ironica dietro la quale si cela l’amarezza ed il tramonto di un mito. Ma le sue canzoni continueranno a riecheggiare oltre le sue fragilità fisiche ed emotive. Sogneremo ancora sulle note di Against All Odds (Take a Look at Me Now) brano con cui, nel 1985, ottenne una nomination agli Academy Award come migliore canzone e vinse il Grammy Award per la migliore interpretazione pop vocale maschile. Canteremo ancora in auto la spumeggiante “Easy Lover” e ci emozioneremo davanti ad un tramonto ascoltando la romantica “Groovy kind of Love”.
Come solista Phil Collins ha venduto qualcosa come 150 milioni di copie nel mondo. La stella sulla Walk of Fame l’ha davvero meritata perché il fascino della sua musica ha ipnotizzato intere generazioni. Questo è l’epilogo di un mito che esce di scena ma non dai nostri cuori perché è risaputo che i grandi entertainer della musica sopravvivono attraverso generazioni che raccontano di concerti e lasciano in eredità musicassette, Lp e e Greatest hits. Lui l’artista ha dimostrato di saperlo fare alla grande.
Grazie Phil, “You will be in my heart”.