di Giovanna Naddeo
Dopo il crescente successo di “Doppia Vu Women Rights”, pagina facebook dedicata ai diritti delle donne, Grazia De Gennaro approda in libreria con un libro dai toni apparentemente pacati (sullo sfondo la storia di due sorelle, anzi sorellastre di
nome Nadia e Sofia) dietro i quali si cela un urlo: un urlo di denuncia di fronte a una violenza domestica ancora oggi troppo diffusa tra le mura di casa.
Classe 1987 e laureata in sociologia, De Gennaro è una giovane giornalista salernitana nonché convinta attivista per i diritti LGBT+.
Come nasce il tuo romanzo, “Amore di Papà”?
«Sin dall’adolescenza ho letto e scritto su quel triste fenomeno della violenza sulle donne. “Amore di Papà” (ed. Writers Editor) non è una favola d’amore paterno, bensì una storia di violenza su due bambine, Nadia e Sofia, che poi, crescendo e diventando donne, elaborano strategie di vita. Riescono così a far appello alla propria resilienza e a trasformare un’esperienza traumatica in un’occasione di rinascita. Non voglio scadere in banale retorica, ma io stessa ho visto donne cadere rovinosamente, rialzarsi e, a piccoli passi, riprendere a camminare. In qualità di giornalista, mi sono ispirata a diversi fatti di cronaca per spronare coloro che leggeranno il romanzo a non smettere mai di lottare».
Molto è stato scritto o girato riguardo il tema della violenza sulle donne, eppure siamo di fronte a una dolorosa piaga ancora da estirpare. Quale la strategia a tuo giudizio?
«Bisogna fare ancora molto, certamente. La cultura maschilista è ancora troppo radicata nella nostra società. E’ necessario partire dalle scuole per insegnare ai giovani il rispetto di donne e omosessuali. Bisogna piantare nuove radici».
Quali programmi nel futuro di Grazia De Gennaro?
«Il romanzo sarà diffuso a luglio e subito comincerò la presentazione del libro. Intanto, sto continuando a scrivere perché non potrei fare altrimenti»