Parte il totorettore: cinque in lizza per il dopo Tommasetti

di Andrea Pellegrino

La parola d’ordine di quasi tutti i candidati alla carica di Rettore dell’Università degli Studi di Salerno – per la successione ad Aurelio Tommasetti – è «ascolto». Quasi tutti rimarcano la necessità di un maggiore partecipazione e serenità.

Come Ciro Aprea, attuale membro del consiglio d’amministrazione che apre il suo programma elettorale con lo slogan “E’ ora di realizzare un rettorato dell’ascolto”. Ed è più incisivo nelle conclusioni: «Il nostro Ateneo ha vissuto, negli ultimi anni, alcuni processi divisivi che non hanno giovato alla serenità che deve contraddistinguere un ambiente di lavoro come il nostro: grande impegno, pertanto, dovrà essere rivolto alla ricomposizione di talune divisioni sempre nel rispetto delle legittime esigenze di ogni parte coinvolta, puntando sull’ascolto e su un confronto serio e costante di tutte le posizioni».

Auspica un clima più sereno anche Genoveffa, detta Genny, Tortora: «Sarò sempre disponibile al dialogo e al confronto con quanti vorranno impegnarsi costruttivamente per il bene della nostra Università, senza alimentare sterili e dannose contrapposizioni, con l’orgoglio di far parte della grande Comunità accademica».

Maurizio Sibilio punta sul “Valore della comunità e la forza dell’identità” ma anche sull’ascolto e sul dialogo: «La riscoperta del dialogo interno rappresenta la valorizzazione del campus, inteso non soltanto nella sua concezione spaziale, ma prevalentemente in quella culturale, condividendo ogni giorno le medesime strutture e promuovendo l’incontro progettuale tra professionalità, generazioni e saperi». Una governance – scrive nel suo programma – «plurale e partecipata. L’affermazione del valore di comunità richiede un Rettore dell’ascolto, rivolto costantemente al confronto, capace di recepire la dimensione costruttiva della critica, che agisca la sua visione sul valore della differenza e sulla dignità della persona, che interpreti una forte pedagogia dell’esempio».

Sguardo rivolto alla facoltà di medicina per Mario Capunzo che ne è stato il direttore.
«L’attuale dipartimento di Medicina è fortemente sottodimensionato dal punto di vista numerico di docenti e ricercatori, rispetto alla media nazionale delle analoghe realtà di altri Atenei». Ed ancora: «La trasformazione del Ruggi d’Aragona in azienda ospedaliera universitaria non ha consentito di assicurare in maniera sufficiente i requisiti richiesti per lo svolgimento delle attività assistenziali finalizzate alla didattica e alla ricerca. E’ necessario, senza attendere i tempi lunghi della costruzione del nuovo ospedale, trovane nell’immediato le risposte adeguate nelle strutture esistenti attraverso la progettazione di uno o più padiglioni da dedicare esclusivamente all’Università».

Infine, Vincenzo Loia che inaugura lo slogan “noi siamo Unisa”: «È mia ferma intenzione, per garantire la partecipazione, ascoltare le argomentazioni di tutte le componenti dell’Ateneo, organizzando con cadenza annuale un incontro in ogni dipartimento e struttura amministrativa. Una governance partecipata e condivisa rende più facile la programmazione ed è il metodo di lavoro attraverso il quale si possono sviluppare, in una prospettiva di ampio respiro e di lungo periodo, i tre grandi campi di azione dell’università: didattica, ricerca e terza missione. In tal senso diviene importante sviluppare immediatamente il nuovo piano strategico dell’Ateneo partendo dall’ascolto di tutte le componenti della comunità»

Cronache della Sera

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