di Giovanna Naddeo
Con oltre un milione di seguaci solo su Facebook, è diventato un punto di riferimento per tutti gli italiani che vogliono partire alla scoperta della Grande Mela.
Lui è Piero Armenti, giornalista ed urban explorer di origini salernitane, nonché ideatore della celeberrima pagina “Il mio viaggio a New York”, una guida turistica pratica, comoda e innovativa su cosa e dove mangiare, visitare, dormire e divertirsi, per un’esperienza indimenticabile in una delle città più visitate al mondo.
Come nasce l’idea de “Il mio viaggio a New York”?
«Sono sempre stato innamorato di New York, ed è per questo che ho deciso di raccontarla attraverso i mezzi che ho avuto a disposizione, nello specifico i social media. Ed oggi con oltre un milione di followers su Facebook, ho raggiunto un’audience
che in passato si raggiungeva solo attraverso i canali televisivi».
Hai viaggiato tanto prima di trasferirti nella Grande Mela. Chi o cosa ha fatto scattare la scintilla per questa città?
«Penso che sia la meta finale di ogni viandante, perché New York è piena di vita, ti fa sentire libero, ti dà molte opportunità. Non è una città qualunque, e significa tanto per noi italiani che in passato abbiamo visto navi e navi arrivare qui per cercare un
futuro. New York è molto italiana, e per questo ci sentiamo anche a casa».
È stato scritto, dipinto, girato molto, anzi moltissimo, su New York. C’è un film, una serie televisiva o un romanzo (o tutti e tre) che rappresentano al meglio la vera anima di New York?
«Ce ne sono tante, ma penso che la mia generazione, soprattutto le donne, siano molto condizionate da “Sex & the City” che ci mostra una città a misura di donna, emancipata, e dove ognuno può cercare un suo futuro».
Quali le differenze tra giornalismo statunitense e italiano?
«Se fatto bene, il giornalismo può essere ad alti livelli sia negli Stati Uniti che in Italia».
Cosa consigli ai giovani che vorrebbero vivere, studiare o lavorare a New York? E’ ancora oggi la terra del riscatto, dell’american dream o è un mero retaggio del passato?
«L’american dream esiste ancora, ma non significa che tutti riescano ad arricchirsi o ad avere fortuna. Consiglio di venire a New York, fare un’esperienza e poi decidere cosa fare. Se provare a rimanere, o tornare in Italia dopo aver imparato l’inglese».
Prossimi progetti?
«Aprirò un brand di prodotti per il viaggio, tra cui valigie».