di Matteo Maiorano
«Salerno? Un luogo dove gli artisti investono con entusiasmo». A parlare, a margine della mostra internazionale realizzata a Salerno, è Vittorio Sgarbi. Il deputato è stato ospite del museo Diocesano che ha accolto le opere di diversi artisti di fama internazionale per la terza edizione di Nowart, rassegna che andrà avanti fino al 6 gennaio proprio nella casa mondiale degli avori medievali.
L’evento espositivo è organizzato da InArte, che da anni dedica il suo lavoro alla valorizzazione di artisti contemporanei emergenti. Sgarbi ha fatto un sunto della sua esperienza a Salerno tracciando il bilancio della città devota a San Matteo mettendola in paragone con altre importanti realtà nazionali sottolineando il ruolo che ad oggi riveste il capoluogo. «La cosa che mi preme sottolineare è che io vengo spesso a Salerno con il cuore aperto. Ci sono città che visito in cui avverto un malessere. La prima è Firenze ma non per una ragione politica: piuttosto il turismo soffocante l’ha resa sgradevole nel poterla vivere rispetto ai suoi monumenti. Roma è una città degradata e malinconica. Venezia ha un problema lungo e complesso, che le ha fatto perdere l’identità. Napoli, città piena di vita ed animazione, ha un’attività culturale che non rispecchia i fasti di un tempo, ha perso lo smalto. Salerno – sottolinea Sgarbi – ha giocato una partita importante proprio sull’arte contemporanea». L’attenzione volge, poi, inevitabilmente sull’evento delle Luci d’Artista, definite dal critico d’arte «un’intuizione per una città di mare, con un litorale infinito e con una buona conservazione della parte storica e dell’edilizia più recente: solo Milano ha uno sguardo verso il futuro come Salerno, nella quale – secondo Sgarbi – ci sono forze d’imprenditoria dell’arte che nel mondo dell’editoria e della promozione degli artisti con diversi nomi la rendono un luogo dove gli artisti vengono, soprattutto i contemporanei. Luci d’artista è stata un’idea felice che rende Salerno una città pilota in questa direzione».
Il critico parla inoltre dell’urbanistica cittadina: «La stazione marittima è divenuta sede espositiva meravigliosa, dà il senso d’insieme alle architetture su cui si è molto polemizzato (Crescent, ndr). E’ facile non essere criticati, basta non fare nulla. Se uno fa qualcosa, la critica l’accoglie. Salerno dà l’idea di una incredibile voglia di crescere, di una città che sale. Le luminarie sono il modo che la città ha di mostrarsi viva, anche quando il turismo e la stagione balneare finiscono. Paestum è un luogo incredibile: nella mia vita l’ho vista sempre con maggiore voluttà che non Pompei, per ragioni legate alla sensibilità personale».
Matera, annunciata capitale europea della cultura per l’anno 2019, lega il suo nome a Salerno. Per Sgarbi le due realtà si intrecciano, facendo del Meridione un polo creativo e rivoluzionario: «Il sud, grazie a Matera e Salerno, dà un segnale importante a livello nazionale. Non è un’area di depressione e di nero ma di luce e capacità creativa. Quando sarà trovata un’intesa tra questi due poli, probabilmente, avremo un’energia che l’arte dà a quest’area così straordinaria. Il 2019 sarà l’anno che dimostrerà che il Meridione non è legato all’assistenzialismo, al reddito di cittadinanza. Sono questi i luoghi dove l’arte contemporanea mostra il diritto alla creatività che è così forte nel Novecento. Che Salerno sia una città d’arte non lo dice solo il suo passato, ma lo dimostra anche il suo presente. Non c’è un posto al mondo più bello di Paestum, quindi occorre che quello che il passato ha lasciato sia una traccia per il futuro. Salerno è un luogo dove le cose accadono. Sono felice di poterlo dire. Mi ha dato l’impressione di una città che ferve, che vive».